L’ecologia del fitoplancton della Laguna di Venezia

La Laguna di Venezia, un ecosistema di transizione unico e complesso nel Mediterraneo, è da decenni al centro di studi scientifici che ne esplorano la ricca biodiversità e fa parte della Rete di Ricerca Ecologica di Lungo Termine LTER-Italia. Un gruppo di ricercatori e ricercatrici del CNR-ISMAR di Venezia ha raccolto e sintetizzato anni di dati, dal 1998, provenienti da cinque stazioni di monitoraggio nella laguna per comprendere meglio come il fitoplancton vive, si trasforma e interagisce con l’ambiente lagunare.

La Laguna di Venezia è un ambiente in continua evoluzione dove si incontrano acque dolci e salate. Fattori come la profondità ridotta, i forti scambi tra fondale e colonna d’acqua, e la vicinanza a zone urbanizzate e industriali, influenzano profondamente il fitoplancton. Capire queste dinamiche è cruciale, anche perché il fitoplancton è un indicatore chiave della qualità dell’acqua secondo le direttive europee.

Lo studio ha rivelato che il ciclo annuale del fitoplancton nella laguna culmina in estate. Le specie dominanti sono le diatomee, che prosperano in ambienti ricchi di nutrienti e movimentati dall’acqua, e spesso sono responsabili delle fioriture algali. Importante è anche la presenza di “nanoflagellati”, organismi molto piccoli studiati anche con nuove tecniche molecolari. Dinoflagellati e coccolitoforacee sono componenti minori della comunità fitoplanctonica in laguna.

Un dato incoraggiante emerso da questa lunga serie di osservazioni è un generale miglioramento della qualità dell’acqua nella laguna, in particolare una riduzione dei nutrienti. Questo risultato è attribuito alle politiche ambientali che hanno limitato gli apporti di azoto dai bacini fluviali e alla ripresa di macroalghe e posidonie. Nonostante un leggero calo non significativo nella quantità totale di fitoplancton, un indice specifico chiamato MPI (Indice Fitoplanctonico Multiparametrico) ha mostrato un passaggio dalla qualità “moderata” a quella “buona”, con una diminuzione della frequenza delle fioriture algali.

La ricerca ha anche evidenziato le complesse interazioni del fitoplancton con altre componenti della vita lagunare, come batteri e zooplancton. È emerso che i batteri, che spesso superano il fitoplancton in biomassa, si nutrono anche di detriti dal fondale, sostenendo la rete alimentare. Guardando al futuro, i ricercatori sottolineano l’importanza di continuare questi studi a lungo termine. Le prossime direzioni di ricerca includono:

  • Approfondire il ruolo del fitoplancton nel ciclo del carbonio della laguna;
  • Utilizzare tecniche molecolari avanzate per identificare meglio la diversità di questi microrganismi;
  • Sviluppare modelli predittivi che colleghino i flussi idrodinamici con la distribuzione del fitoplancton;
  • Sfruttare il telerilevamento (satelliti e droni) per monitorare i cambiamenti su vasta scala.

Questi sforzi, integrati con le reti di ricerca europee e nazionali, permetteranno di affrontare al meglio le sfide ambientali che attendono gli ecosistemi di transizione e costieri.

Leggi l’articolo (in inglese).

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