I contributi umani ai paesaggi sonori globali sono meno prevedibili dei ritmi acustici della fauna selvatica

Un nuovo articolo pubblicato su Nature Ecology & Evolution indaga il paesaggio sonoro (la struttura dell’ambiente acustico). Due siti di ricerca della rete LTER-Italia fanno parte dello studio: Lago Maggiore e Foce Trigno-Marina di Petacciato.

In tutto il mondo, il paesaggio sonoro è costituito dai i suoni suoni di origine biologica (biofonici) e geofisica (geofonici), a cui si aggiungono quelli di origine umana (antropofonici), includendo sia la voce umana sia la tecnofonia (suoni prodotti da dispositivi tecnologici).

Questo nuovo studio ha utilizzato registratori acustici in 139 siti distribuiti sui 6 continenti per caratterizzare il contributo della società ai paesaggi sonori globali. I campionamenti si sono svolti in modo continuativo per 3 anni sia negli spazi verdi urbani che nei siti incontaminati vicini.

Le registrazioni sono state analizzate in base alla ricchezza in specie di uccelli e a 14 indici acustici complementari. Mettendo in relazion ogni indice con fattori stagionali, diurni, climatici e antropogenici, è stato dimostrato che la latitudine, l’ora del giorno e il giorno dell’anno sono responsabili di una parte sostanzaile della variazione nei principali parametri della biofonia, mentre il contributo dell’antropofonia (voce e traffico) mostra schemi meno prevedibili.

Rispetto ai siti incontaminati, il paesaggio sonoro degli spazi verdi urbani è più dominato dalla tecnofonia e meno diversificato in termini di energia acustica distribuita tra frequenze e intervalli temporali, con meno momenti di quiete.

In conclusione, il paesaggio sonoro globale (soundscape) è formato da un ritmo prevedibile della biofonia, con rumori aggiuntivi provenienti dalla geofonia e dall’antropofonia. Nei siti urbani, gli animali si trovano ad affrontare un sottofondo sonoro sempre più rumoroso, il che rappresenta una sfida per una comunicazione efficiente.

Leggi il paper (in inglese).

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